“Granchio blu: come gestire questa emergenza?”: i biologi protagonisti nella gestione del problema

Il 6 febbraio 2025 si è svolto a Venezia, presso la sede della Regione Veneto del Palazzo Grandi Stazioni, il primo Convegno Nazionale sulle problematiche connesse con l’invasione del Granchio Blu. L’evento è stato organizzato dall’Ordine dei Biologi del Triveneto con il patrocinio della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Biologi, della Regione del Veneto, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Federazione Regionale Ordine dei Medici Veterinari del Veneto.

Obiettivo del Convegno è stato di raccogliere e divulgare tra gli addetti ai lavori le conoscenze disponibili sulla biologia del granchio blu, Callinectes sapidus, e dell’emergenza che questo crostaceo decapode sta causando negli allevamenti di vongole e cozze, oltre che sulla biodiversità degli ambienti marini costieri e lagunari.

Nel corso della. Mattinata, il dott. Vincenzo D’Anna, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi, ha ampiamente chiarito il ruolo ed il titolo professionale del Biologo nell’affrontare simili emergenze, sia dal punto di vista degli impatti sugli ecosistemi che sulla produzione alieutica destinata all’alimentazione umana. In seguito, il dott. Cristiano Corazzari, Assessore presso la Regione Veneto, ha salutato i convenuti, descrivendo le attività intraprese dall’Amministrazione Regionale per far fronte all’emergenza.

Dopo l’ampia introduzione del prof. Franco Andaloro sugli aspetti ecologici e gestionali delle specie indigene nel Mediterraneo, varie presentazioni hanno approfondito la biologia e l’ecologia della specie oggetto della Conferenza, analizzando le problematiche ecologiche e sociali presenti nell’areale mediterraneo e lungo la costa orientale del Nord America, pur molto diverse tra di loro.

I dati storici riportano l’arrivo del granchio blu, dal Nord America al Mediterraneo verso la fine degli anni ’40. Realisticamente sarebbe stato trasportato con le acque di zavorra delle navi. Le segnalazioni si sono poi costantemente ripetute fino al 2000, quando la crescita ha visto un progressivo incremento, per diventare esponenziale dal 2020 in poi.  La specie mostra una grande tolleranza a fattori ambientali, quali salinità e temperatura ed un’ampia  a dieta decisamente onnivora. L’alimentazione mista, carnea e vegetale, può variare a seconda della stagione. Sebbene i molluschi siano le prede preferite, vengono predati invertebrati e vertebrati marini, quali vermi, crostacei, larve di pesci e pesci adulti, quindi le fanerogame. La fertilità è molto elevata, con una produzione da 2 ad 8 milioni di uova per ciascuna femmina. Non è stata rilevata una variabilità genetica, bensì un “effetto del fondatore”. La specie presenta un’elevata resilienza nei confronti delle variabilità ambientali, sia nei confronti della salinità che della temperatura che può variare nei vari stadi di sviluppo. Mentre gli stadi giovanili necessitano di acqua salata, esemplari adulti sono stati segnalati nelle acque dolci, fino a Mantova, circa 100 km a monte della foce del fiume Po. Anche il range termico fisiologico è ampio, andando da 12 a 32°C, con temperatura ottimale tra 22 e 24°C, mentre la specie non sopravvive quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 40°C. E’ stato sottolineato come negli areali Nord Americani le popolazioni di granchio blu siano controllate da parte di potenti predatori, quali alligatori e squali oltre a polipi ed orate, mentre nell’areale Mediterraneo, in particolare nelle aree lagunari interessate alla coltivazione di molluschi bivalvi, mancano i principali predatori. Una relazione del prof. Donald Behringer dell’Università della Florida ha poi trattato la parassitologia dei crostacei decapodi ed in particolare dei parassiti che interessano il granchio blu delle coste orientali del Nord America.

Studi dell’ARPAV sulle popolazioni del delta padano, condotti a cura del gruppo di lavoro della dott.ssa Franca Baldessin all’interno delle sacche di Scardovari e del Canarin, mostrano un’ubiquità spazio-temporale della specie, oltre alla capacità di riprodursi in tutte le stagioni.

L’emergenza granchio blu ha un severo effetto sulla biodiversità e ciò, a causa del danneggiamento sulle colonie di vongole, potrebbe comportare uno squilibrio sul bilancio del carbonio, tipicamente segregato in grande quantità nel guscio dei bivalvi: Un kg di vongole infatti, durante la crescita, sequestra 254 g di CO2 e ne emette 22 g.

Un approfondito e dettagliato studio economico svolto dalla prof.ssa Christine Mauracher dell’Università Cà Foscari di Venezia, ha mostrato un crescente drammatico impatto sociale dell’emergenza a partire dal 2020. Nell’esempio riportato, la sola sacca di Scardovari, con una superficie di 3200 ha, dava lavoro a 14 cooperative con 1450 pescatori di vongole. Il giro di affari ammontava a circa 60 milioni di € dalla vendita degli adulti e 20 milioni dal commercio del novellame. Nel 2024, i soli 700 pescatori rimasti non hanno pescato vongole, completamente distrutte dal granchio blu. Il mercato non ha potuto assorbire oltre 600 ton del crostaceo che al prezzo di 1.45 €/kg ha consentito l’incasso di circa 1 milione di €. Allo stesso tempo però, è stato necessario smaltirne 1180 ton che al costo di 0,59 €/kg ha comportato un esborso pari a 0,7 milioni.

Uno sviluppo del mercato è auspicabile in quanto il granchio blu ha ottime caratteristiche nutrizionali ed organolettiche, oltre che essere sorgente di minerali e di chitosano, particolarmente richiesto dall’industria farmaceutica. Sono state presentate ipotesi di lavori finalizzate ad esplorare la capacità del mercato a ricevere questa nuova potenziale risorsa, ad esempio, sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio finalizzato alla produzione di “granchi molli” ovvero di “moleche” che potrebbero incontrare direttamente l’interesse della ristorazione ed eventualmente essere esportate anche su mercati internazionali.

Una situazione di emergenza analoga è stata riportata per la laguna spagnola di Albufera, nella regione di Valencia. Per contro, sulla costa orientale degli Stati Uniti, dove il granchio blu è molto ricercato dal mercato, si riporta una importante carenza, rispetto alla forte domanda. Il problema negli Stati Uniti è dovuto all’inquinamento delle acque della baia di Chesapeake tra il Mariland e la Virginia che assieme all’eccessivo sforzo di pesca, ha causato una forte riduzione della popolazione di granchio blu, facendo impennare il prezzo di mercato sia del granchio fresco che lavorato.

Al termine del convegno, nel corso di una tavola rotonda, sono state discusse le opzioni applicabili al fine di tamponare l’emergenza sociale in tempi brevi, per poi giungere ad un nuovo ragionevole equilibrio sia in termini di biodiversità che di equilibrio socioeconomico sul territorio. Nel dettaglio, non sembra obiettivamente perseguibile l’obiettivo di eliminare la specie invasiva dal territorio, piuttosto i partecipanti hanno concordato su un più ragionevole obiettivo di compromesso, raggiungibile potenziando lo sforzo di pesca ed intervenendo per ridurre la fertilità della specie. In tempi brevi, comunque, sembra possibile ed auspicabile intervenire per sviluppare la domanda di mercato, sia per l’alimentazione umana che per la mangimistica ed il recupero delle parti non edibili per il mercato della farmaceutica. Ciò richiede soluzioni tecnologiche di estrazione e preparazione, in parte già in via di sperimentazione pilota. Soluzioni biotecnologiche, alcune delle quali già sperimentate su altre specie, potranno contribuire al controllo della fertilità ma richiederanno tempi lunghi di ricerca e per la realizzazione di soluzioni “prototipo”.

 

di Marco Saroglia

Già Professore Ordinario di Acquacoltura e Biotecnologie Alieutiche, presso Università degli Studi dell’Insubria, Varese. Docente presso l’Università delle Fiandre Occidentali, Gand (BE)