Le farmacie non sono laboratori di analisi, D’Anna: “pericolosi gli sconfinamenti degli ambiti professionali, l’attendibilità di un prelievo venoso non sarà mai equiparabile a quello capillare. Avvieremo azioni legali”

Estendere i servizi erogati dai laboratori di analisi a quelli delle farmacie è dannoso oltre che pericoloso. Lo ha detto il presidente della Federazione Nazionale dei Biologi Vincenzo D’Anna preannunciando una vera e propria battaglia legale a tutela dei biologi e della salute del cittadino. I farmacisti non possono firmare i referti e i prelievi capillari non hanno l’attendibilità di quelli venosi: esiste una distanza siderale tra i due metodi di analisi.

“Assistiamo con molta attenzione e, al contempo, apprensione ai comunicati che riferiscono del contenuto dell’intesa circa l’ipotesi di accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private (di cui all’articolo 8, comma 2, del d. lgs. 502/1992)”- esordisce D’Anna aggiungendo che “il segretario nazionale di Assofarm, in particolare, sostiene che al farmacista sarà attribuito il potere di firmare i referti degli esami di prima istanza, si spinge ad affermare che gli apparecchi utilizzati in farmacia sono sovrapponibili a quelli presenti nei laboratori di analisi e che la differenza risiederebbe solo nel fatto che gli esami di prima istanza si eseguono su sangue capillare”.

Affermazioni che hanno destato grande preoccupazione nel presidente della Fnob che spiega: “In primo luogo, non esiste alcuna norma di rango primario che abiliti il farmacista a firmare referti di esami diagnostici, di qualunque tipo. Anzi, la legge (l’art. 1, co. 2, lett. e) del d.lgs. n. 153/2009) vieta espressamente al farmacista attività di prescrizione e diagnosi”.
C’è poi anche un discorso metodologico: “Dal punto di vista puramente scientifico – sottolinea D’Anna -, la differenza che esiste tra esami su sangue venoso ed esami su sangue capillare è simile a quella che esiste tra il sole e la luna”.

“Dal punto di vista dell’accuratezza del risultato diagnostico in termini di qualità del servizio prosegue il presidente Fnob -, suggeriamo di svolgere un esame anche solo cursorio dei requisiti tecnologici, strutturali e organizzativi ai quali sono assoggettati i laboratori di analisi, ai controlli esterni di qualità ai quali sono sottoposti prima di avventurarsi in implausibili conclusioni sulla sovrapponibilità”.
“Il problema – aggiunge D’Anna -, non è l’estensione dei servizi fruibili in farmacia, ma lo sconfinamento degli ambiti professionali per i quali non si posseggono adeguate competenze. Non vi è dubbio – aggiunge -, che anche per gli esami di prima istanza sia necessaria l’assunzione di responsabilità dell’attività di refertazione, ma questa non può essere demandata al farmacista”.

Di qui la proposta: “Si deve, dunque, prevedere – dichiara il presidente D’Anna -, che le farmacie che intendano svolgere esami diagnostici, ancorché di prima istanza, siano tenute ad avere in organico i biologi ovvero a convenzionarsi con laboratori di analisi”.
La Fnob intanto preannuncia azioni legali: “Come Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi – rivela D’Anna -, preannunciamo barricate, anche attraverso il ricorso sistematico all’autorità giudiziaria di ogni ordine, rispetto a qualunque ipotesi di accordo che alludesse alla possibilità per il farmacista di refertare esami diagnostici”.