Roma, 26 marzo 2025 – Il prossimo 13 maggio (dalle ore 11.00) negli spazi dell’Auditorium della Musica a Roma, si terrà la manifestazione proposta dalla FNOB per difendere l’intera categoria dei Biologi e degli specialisti ambulatoriali ed ospedalieri, dal pericolo che vengano loro sottratte alcune specifiche prerogative professionali. Attenzione: non si tratta di uno sciopero oppure di una contestazione contro le istituzioni governative quanto invece di mostrare, da un lato, la forza dei “camici bianchi” (anche) sul piano della mobilitazione e dall’altro, la loro capacità di scongiurare l’accoglimento di scelte che, alla lunga, potrebbero rivelarsi lesive nei confronti di chi semplicemente invoca intangibilità e pari opportunità per il proprio “campo d’azione”.
Alla manifestazione della Capitale hanno già aderito prestigiose sigle ed associazioni di categoria che parimenti si sentono danneggiate da alcuni “disegni normativi” che sono ancora all’esame del Parlamento. Parliamo nello specifico dell’Ordine dei Chimici, dell’Ordine dei Tecnici Sanitari, delle Associazioni ANAAO Assomed, della Federlab, dell’ordine dei tecnici sanitari , delle Società Scientifiche per la Medicina di Laboratorio (riunite sotto la sigla federativa di Fismelab) e dei Biologi Ambulatoriali, degli specialisti radiologi, di alcuni ordini dei medici. Ma tante altre adesioni sono in arrivo!! Da dove nasce il pericolo per la nostra categoria e dove risiede l’urgenza di incomodare centinaia di colleghi provenienti da ogni regione d’Italia, attraverso la fattiva collaborazione della rete degli Ordini territoriali dei Biologi? Innanzitutto dalla proposta di legge che implementa le attività nella cosiddetta “Farmacia dei Servizi” laddove sembra che il legislatore intenda non solo consentire le determinazioni analitiche con il metodo POCT su sangue capillare ma anche trasformare il reperto in un vero e proprio referto, ossia in un’attestazione professionale a firma del farmacista!
Questa ultima eventualità contraddice le vigenti disposizioni che impediscono al farmacista la possibilità di fare diagnosi e prescrizioni diagnostiche. Il tutto senza che siano osservati gli stringenti requisiti posti a carico dei laboratori di analisi cliniche, a partire dalla manutenzione e dalla calibrazione delle apparecchiature, dai controlli di qualità d in assenza di precisi limiti organizzativi, tecnologici e di personale abilitato. Resta peraltro del tutto fuori controllo l’attendibilità di talune determinazioni soprattutto quelle che interessano gli esami di complessa esecuzione (ormoni, markers tumorali, genetica, biologia molecolare, immunologia e coagulazione). Anche in quest’ultimo caso, come concordemente affermato da tutte le società scientifiche del settore, gli esiti degli esami restano piuttosto aleatori rispetto alle medesime determinazioni eseguite in un laboratorio. Comprendiamo bene che la “Farmacia dei Servizi” sia stata concepita per migliorare l’accessibilità a determinate prestazioni da parte dei cittadini, ma tale impostazione contraddice clamorosamente la norma che ha imposto ai laboratori di analisi sotto soglia di efficienza, di doversi aggregare tra loro proprio in ossequio al rispetto della qualità delle prestazioni analitiche offerte all’utenza!! In poche parole: nel mentre si inaspriscono le “regole” sul versante dei laboratori di analisi per migliorarne attendibilità ed organizzazione tecnico scientifica, parallelamente si favorisce la diffusione di esami con oneri a carico del paziente (!), del tutto privi di requisiti di garanzia se non quello che viene affermato nei “bugiardini” (fogli illustrativi) dei kit analitici delle prestazioni POCT! Eppure finanche nei reparti ospedalieri quella tipologia di test viene eseguita con la convalida ed il rigoroso controllo del direttore del laboratorio di analisi che, nel caso della “Farmacia dei Servizi”, è del tutto assente.
Ben oltre queste non poche obiezioni spicca la questione di carattere generale che, forzando ogni percorso di studi ed esperienze maturati nelle Università, si finisce con l’assegnare, tout court, ad una categoria prerogative professionali senza alcun rapporto con gli studi specifici sostenuti e l’abilitazione professionale, prerogative necessarie in un caso del genere. Un colpo di spugna vero e proprio, che autorizzerebbe ogni altra professione sanitaria a disancorarsi dai saperi e dalle attitudini specifiche richieste per poter esercitare quella professione. E se tutto questo verrà cancellato, non ci saranno limiti che possano impedire di trasformare il “farmacista” in un tuttologo e le “farmacie” nel surrogato di un…poliambulatorio! Come fossero grani di un rosario, nel “gran bazar” del commercio sfileranno così tante altre prestazioni come nutrizione, cosmetologia, esami diagnostici e consulenze a vario titolo appartenenti ad altre categorie sanitarie. Ed allora non resta altro che farci sentire, reclamando con forza le ragioni del diritto, della deontologia professionale e dell’adeguatezza dei percorsi di studio per poter esercitare la professione. Verranno, i Biologi, il 13 maggio a Roma? Anche questo sarà da verificare per una categoria che pretende spesso e volentieri di acquisire nuovi spazi di lavoro ma che poi raramente tralascia la propria piccola quotidiana convenienza. Sì, anche questa è una verifica necessaria.
Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi