Farmaci che – a basso dosaggio – migliorano la memoria a breve termine 

Roma, 7 aprile 2025 (Agenbio) – Secondo un nuovo studio coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr e condotto con l’Istituto di genetica e biofisica del Cnr, con l’Istituto Telethon di genetica e medicina e con i Dipartimenti di farmacia, di biologia e di studi umanistici dell’Università Federico II di Napoli, una dose bassa dei farmaci dopaminergici può espandere la memoria oltre il suo limite normale. La memoria oggetto della ricerca è quella di lavoro, memoria di breve durata che permette di manipolare un numero limitato di elementi in un breve intervallo di tempo ed è importante nell’elaborazione dei ragionamenti complessi. Da tempo è noto che i farmaci dopaminergici, in particolare quelli che stimolano i recettori D1 della dopamina, possono migliorare la memoria di lavoro, ma solo se somministrati a basse dosi, mentre, se il dosaggio aumenta, nei pazienti si verifica un peggioramento.  La ragione è al centro di questo studio, pubblicato su Nature Communications e ha rivelato che “una dose bassa dei farmaci dopaminergici può espandere la memoria oltre il suo limite normale, agendo su una regione sottocorticale: lo striato. Tuttavia, se si alza la dose dello stesso farmaco, si ottiene l’effetto opposto: la memoria peggiora – ha chiarito Elvira De Leonibus del Cnr-Ibbc e del Tigem -. Questo avviene perché all’aumentare della dose, il farmaco attiva lo stesso sistema di segnalazione in un’altra regione del cervello, la corteccia prefrontale, che svolge una funzione superiore in termini di controllo, e l’attivazione della corteccia prefrontale ‘spegne’ lo striato, causando un deficit di memoria”. (Agenbio) Cdm 10.00