Roma, 18 aprile 2025 (Agenbio) – Un lavoro interdisciplinare, pubblicato su PLOS Biology, ha analizzato il nesso temporale tra il movimento del corpo e l’intenzione che lo precede: ciò che emerge da uno studio dell’Università del Minnesota è che le azioni sembrano verificarsi più velocemente della volontà di farlo. I ricercatori hanno disaccoppiato intenzioni, azioni e i loro effetti manipolando l’interfaccia cervello-macchina che permette a una persona con braccia e gambe altrimenti paralizzate di schiacciare una palla quando hanno l’intenzione di farlo. I partecipanti avevano lesioni alle vertebre C4/C5, con 96 elettrodi impiantati nella regione della corteccia motoria della mano. Mentre i partecipanti cercavano di stringere una palla, un algoritmo di apprendimento automatico analizzava tutti i segnali provenienti dagli elettrodi e apprendeva quale schema di attività significava “stringere” (chiudere) e quale “rilassare” (aprire). Una volta appreso, la macchina poteva inviare un segnale elettrico ai muscoli della mano, consentendo di stringere la palla, che a sua volta produceva un suono. In media, il partecipante percepiva un tempo di 71 ms tra l’intenzione e l’azione, leggermente inferiore alla durata in tempo reale. Stimolando casualmente la mano del partecipante a stringere la palla, i ricercatori sono stati in grado di eliminare le intenzioni. In questo caso, le azioni venivano giudicate come avvenute molto più tardi. D’altra parte, quando il partecipante cercava di stringere la palla, ma le azioni venivano impedite non stimolando la mano, le intenzioni venivano percepite come avvenute molto prima se il suono veniva comunque riprodotto dopo che la macchina le aveva decodificate. Questi risultati hanno indicato un legame temporale compresso tra intenzione e azione. (Agenbio) Cdm 09.00