In 400 mila ai funerali di Papa Francesco, il primo miracolo: l’incontro tra Trump e Zelensky

Roma, 26 aprile 2025 – Un funerale di immagini che hanno detto più delle parole. Il papato di Francesco verrà ricordato per molteplici aspetti: la devozione ai poveri, agli ultimi del mondo, a quegli scartati divenute testate d’angolo. L’immagine del suo corpo esibito con le scarpe nere “usate”, il segno distintivo della sua missione, il “cammino” tra la gente tracciato all’insegna della consolazione, della conversione e della pace. Le immagini sono più eloquenti a raccontare l’uomo e il Pontefice: la sua solitudine nella via crucis durante la pandemia da covid ma anche il suo viso carico di sofferenza a causa delle guerre nel mondo. Fino all’ultimo Francesco ha invocato la pace e forse l’immagine che si staglia più di tutte, nella narrazione dei suoi funerali, è quella di questa mattina, all’interno di San Pietro, che ritrae il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky a colloquio: “un incontro simbolico che ha il potenziale di diventare storico” – dirà Zelensky. Chissà, sarebbe il primo miracolo di Papa Francesco. Quel che è certo è che oggi a Roma per i funerali del Papa si è ritrovato il mondo, insieme a quelli italiani il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 16 capi di governo (compreso il presidente argentino Milei), i reali convenuti a Roma per omaggiare il Pontefice, i rappresentanti delle altre religioni. Oltre 160 le delegazioni ufficiali che hanno partecipato ai funerali in Piazza San Pietro posizionate tutte sul sagrato vaticano, a destra dell’altare guardando la facciata della basilica. Tra la folla anche Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. L’immagine dall’alto restituisce una geografia di colori che evidenziano il rosso porpora del clero e il nero degli abiti in lutto dei capi di stato. E ancora il bianco delle rose e del marmo del colonnato. Un funerale per immagini. E infatti suggestiva è l’immagine del Vangelo adagiato sulla bara dispiegato dal vento. E poi le immagini di Giovan Battista Re, il decano dei cardinali che ha officiato la cerimonia funebre e nella sua omelia ha detto che “la decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati”. E poi l’esortazione finale: “Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”. La conversione è stato uno dei punti fermi di Francesco, l’esortazione a “costruire ponti e non muri”: è stato il Papa di tanti anche dei non credenti perché ha saputo essere anche un Papa laico cioè etimologicamente del popolo. In quattrocentomila hanno partecipato al rito funebre. Le immagini del viaggio verso Santa Maria Maggiore dove è stato sepolto sono le immagini commoventi della folla che lo accarezza: dai fori imperiali, lungo il Colosseo, l’alberata via Merulana e infine la chiesa di Santa Maria Maggiore: nella cappella paolina dinanzi all’icona bizantina mariana della “Salus Populi Romani”, una delle più venerate al mondo, adornata di lapislazzuli azzurri, quattro bambini hanno deposto fasci di rose bianche, secondo un rito che il Papa svolgeva sempre nella sua chiesa preferita. Il rito della sepoltura, avvenuto a porte chiuse, è durato circa 30 minuti ed è stato presieduto dal cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa. Presenti anche altri ecclesiastici e i familiari del Pontefice.