Roma, 26 luglio 2024 (Agenbio) – Una ricerca internazionale, coordinata da La Sapienza, ha fatto enormi passi avanti nella comprensione dei processi alla base dello sviluppo della leucemia linfoblastica acuta. La scoperta, pubblicata su Oncogene, potrebbe condurre a nuove terapie e tecniche di monitoraggio. La Lla è un tumore ematologico aggressivo che colpisce i linfociti T arrestandoli in una fase immatura. Anomalie genetiche bloccano la differenziazione dei precursori delle cellule T nel timo, favorendo una proliferazione cellulare anomala che s’infiltra nel midollo osseo provocando la malattia. Nel 60% dei pazienti si riscontrano mutazioni che portano a un’iperattività del sistema di segnalazione Notch. La chemioterapia aiuta, ma un’alta percentuale è soggetta a ricadute con prognosi sfavorevole. I recettori Notch possono infatti contribuire alla resistenza alla chemioterapia, rendendo necessaria la ricerca di nuovi approcci. Lo studio offre importanti avanzamenti per la comprensione del meccanismo tumorale e dimostra come la proteina Notch moduli i meccanismi epigenetici di regolazione del recettore Cxcr4 attraverso l’interazione con particolari microRna. Così facendo contribuisce al blocco dello sviluppo e della differenziazione delle cellule T e sovverte completamente le funzioni del timo inducendone una precoce involuzione. Un risultato ottenuto attraverso un modello transgenico per il gene Notch3, che ha permesso di verificare molte delle caratteristiche molecolari e cellulari della Lla T, e grazie all’impiego di molteplici tecniche avanzate di citofluorimetria e di analisi molecolare. “Il lavoro conta, non solo fra i primi nomi, nostri giovani ricercatori in Italia e all’estero, che con professionalità hanno condotto esperimenti complessi e fondamentali per questo studio, dimostrando passione ed entusiasmo per la ricerca scientifica – spiega Maria Pia Felli, autrice dell’articolo – la specifica competenza fornita da ogni singolo autore e dai vari centri di ricerca coinvolti ha permesso la realizzazione di questo progetto”. Oltre alla Sapienza, hanno partecipato la Weill Cornell Medicine di New York, l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Roma, l’Azienda ospedaliera dei Colli Monaldi di Napoli, l’università di Tor Vergata, l’Istituto nazionale Tumori Regina Elena di Roma, l’università di Padova e quella di Perugia. I risultati ottenuti suggeriscono questi microRna come nuovi addizionali biomarker molecolari per il monitoraggio e, nel futuro, per avanzate strategie terapeutiche contro questa patologia. (Agenbio) Mmo 10:00