Roma, 31 gennaio 2023 (AgOnb) – Fiorella Belpoggi è una biologa di fama mondiale con una lunga esperienza di ricerca su sostanze chimiche, agenti ed interferenti endocrini. Protagonisti (in)discussi dei suoi studi sono stati il glifosato, i pesticidi, gli additivi delle benzine e le radiofrequenze. Ha esaminato con attenzione l’impazzimento cellulare che il cancro provoca, strettamente collegato all’ambiente in cui viviamo, ai cibi che mangiamo e all’aria che respiriamo. Nel libro a cura della giornalista Licia Granello, sono raccontati nel dettaglio i suoi innumerevoli studi senza censure, per la tutela della salute e della qualità della vita. Questo è da sempre l’impegno dell’Istituto Ramazzini che attraverso un rigoroso lavoro di ricerca, fin dalla sua nascita, indaga il rapporto e le connessioni tra salute e ambiente. Identifica le sostanze pericolose da un punto di vista oncologico e cerca di allontanarle, ovvero di eliminarle dal mercato. Il percorso però non è per niente facile, il caso benzene e della compagnia Exxon Mobile lo dimostra bene. La società petrolifera è stata accusata di aver inquinato le falde acquifere della comunità di Jacksonville (USA) con l’additivo delle benzine verdi ma grazie al prezioso lavoro di testimonianza di Belpoggi, nel 2010, la compagnia è stata condannata a risarcire i cittadini per quasi 2 miliardi di dollari. Il suo expertise legato ai tumori del sangue (il benzene è un potente leucemogeno) ha dimostrato la correlazione del danno ambientale con l’insorgenza delle malattie tumorali. Malgrado il verdetto e le successive osservazioni scientifiche sulla tossicità del MTBE, “il benzene è ancora tra noi”. Perché questo additivo considerato tossico, viene ancora utilizzato? Pubblicazioni recenti di italiani molto autorevoli, hanno messo a punto studi epidemiologici su bambini che hanno vissuto o vivono in zone a grande traffico e su figli di persone che hanno lavorato in settori dove c’è largo uso di benzene. Questi hanno evidenziato un incremento di linfomi o di leucemia. Purtroppo il vantaggio o lo svantaggio di un determinato composto, nella nostra società, viene misurato con il PIL. Quando un composto ha una serie di vantaggi tecnologici, costa poco e dà un risultato buono, per toglierlo dal mercato bisogna trovare qualcosa di paritetico o di migliore, cosa che oggi non esiste. Se noi ragioniamo in questo modo però non avremo mai uno sviluppo sostenibile. C’è bisogno sempre di un’alleanza fra il mondo produttivo e quello scientifico ma se si prescinde da questo non si va da nessuna parte.
Sapere che c’è una “soglia di sicurezza” sui rischi di una sostanza chimica, ci protegge? Mettiamo che venga fatto uno studio e che io trovi che una determinata sostanza è cancerogena fino a 100 mg per chilo di peso, cosa succede? Le agenzie di controllo dicono di dividere questa dose per 100 dove sicuramente non si vedranno più questi effetti, così il livello di dose di sicurezza ammessa diventerà 1. Noi però non sappiamo se questo valore 1 sia sicuro perché non l’abbiamo mai studiato, abbiamo verificato il valore massimo prima di dividerlo. Andando a studiare, invece, dosi al di sotto del Not Observed Adverse Effect Level, potrei trovare degli effetti, diversi dal cancro che avevo ricercato nello studio, come altre patologie degenerative differenti. Questo è accaduto e infatti lo abbiamo già dimostrato in diversi studi fatti. Si discute sempre più spesso degli effetti nocivi delle onde del 5G. Cosa ci dice la scienza? Parliamo di un agente che non farà neanche risentire dei suoi effetti perché siamo tutti esposti. Ma tutti questi agenti e composti messi insieme provocano un disastro per la salute: una tossicità cronica e tutte le malattie neurodegenerative che ne conseguono, compreso il cancro. Il vero problema è la potenza del livello di esposizione. Affinché ci sia un livello basso io dovrei avere tante piccole antenne di bassa potenza ma ciò significa un costo molto elevato per le aziende. Siamo stati invasi, pervasi e immersi in un ambiente permeato dalle onde elettromagnetiche senza che l’industria investisse un centesimo sulla sicurezza. Per l’industria chimica o farmaceutica, prima della diffusione di un nuovo prodotto, occorrono migliaia di pagine di dossier con tutti gli studi raccomandati, non si capisce perché per le tecnologie questo non è richiesto.
Conoscendo da vicino gli effetti nocivi che le sostanze continuano ad avere sulla salute e sull’ambiente, riesce ancora ad essere ottimista? Negli ultimi anni sono un po’ scoraggiata, un tempo eravamo dei pionieri, negli anni ‘80 e ‘90 dicevamo le stesse cose che diciamo adesso. Certo eravamo anche poco ascoltati! Adesso, se ne parla tanto ma si fa pochissimo. Da un altro punto di vista però mi sento di avere contribuito con i nostri risultati e il nostro coraggio a dire sempre la verità.
Il pensiero ed il lavoro della scienziata evidenziano senza dubbio il progresso della scienza. Allo stesso tempo però ci esortano a non ignorare i pericoli connessi alle moderne tecnologie: nuovo non è sempre uguale a buono. (AgOnb) 9:00