L’Istituto Alfred Wegener insieme a undici istituzioni europee e statunitensi concepisce il progetto per l’osservazione dei cambiamenti nel mare di Weddell.
Roma, 30 luglio 2024 (Agenbio) – Il Mare del Weddell, regione candidata come area marina protetta su proposta dell’UE e di altri Stati, ospita al suo interno diverse comunità biotiche composte da spugne, coralli e innumerevoli altri organismi adattati all’ambiente freddo, potrebbe ospitare in futuro organismi vegetali e animali la cui vita è strettamente legata al ghiaccio. Il Mare di Weddell è il più grande mare dell’Oceano Meridionale ed è ricchissimo di biodiversità, tanto da essere paragonata a quella delle barriere coralline tropicali.
Attraverso il progetto europeo “Weddell Sea Observatory of Biodiversity and Ecosystem Change” (WOBEC), l’Istituto Alfred Wegener, come coordinatore di undici istituzioni europee e statunitensi, tra le quali il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, attraverso una strategia che monitorerà i cambiamenti nel mare di Weddell, i mutamenti potenziali di questo ecosistema. «L’obiettivo è quello di preservare una regione marina ancora incontaminata come rifugio per le specie adattate al freddo dove, nonostante l’attuale riscaldamento della Terra, si spera possano vivere indisturbate alle mutate condizioni ambientali» ha specificato Katharina Teschke, ecologa marina e responsabile del progetto per la costituzione dell’area marina protetta nel Mare di Weddell per l’Istituto Alfred Wegener. La prima riunione si è tenuta il 14 giugno a Bremerhaven, in Germania, nella quale Undici istituti di otto Paesi si sono uniti nel progetto WOBEC, il quale è uno dei 33 progetti dell’importante programma dell’Unione Europea BiodivMon, sotto l’egida di Biodiversa+, il partenariato europeo per la biodiversità. I partner del progetto hanno ricevuto un budget di circa 1,9 milioni di euro di sostegno finanziario. Sebbene Paesi come la Germania, la Norvegia e il Sudafrica conducano ricerche nella regione da decenni, ancora mancano studi sistematici sul suo enorme ecosistema. Secondo Hauke Flores, biologo marino dell’Istituto Alfred Wegener e coordinatore del progetto WOBEC, attualmente non siamo abbastanza a conoscenza di molti aspetti: per migliaia di chilometri a est e a ovest dell’area di studio di WOBEC non sono state effettuate osservazioni a lungo termine della biodiversità marina.
Come collaboratrice ci sarà la Commissione per la Conservazione delle Risorse Marine viventi dell’ANTARTIDE (CCAMLR), insieme alle parti interessate delle comunità politiche, economiche e di conservazione della natura. Da molto tempo l’UE e altri membri del CCAMLR tentano di proteggere vaste aree del Mare di Weddell e grazie anche all’esperienza dell’Istituto Alfred Wegener è stato sviluppato un concetto di protezione presentato al CCAMLR nel 2016. Il team del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova è sostenuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) con un contributo di quasi 200 mila euro. I coordinatori sono Chiara Papetti, Isabella Moro, Alessandro Vezzi e i giovani ricercatori Luca Schiavon, Alessia Prestanti e Federica Stranci. Questi ricercatori in particolare si occupano di studiare la connessione tra popolazioni di pesci antartici nell’Oceano Meridionale. (Agenbio) Eleonora Caruso 9:30