Nuove scoperte sui lipidi: una protezione per la colonna vertebrale

Roma, 30 gennaio 2025 (Agenbio) – Nel passato, i mezzi di trasporto non offrivano grande comfort e i viaggi erano estremamente faticosi per la schiena. I veicoli, infatti, erano soggetti a continui scossoni a causa del terreno irregolare, e l’unico sollievo proveniva dai cuscini. Non esistevano veri e propri sistemi di ammortizzazione e solo intorno al 1400 vennero introdotti meccanismi di sospensione nelle carrozze, utilizzando cinghie che sospendevano il telaio per ammortizzare le vibrazioni. Ci vollero secoli per arrivare alle moderne sospensioni idropneumatiche. Allo stesso modo, il corpo umano ha sviluppato un proprio sistema di protezione dagli urti: i dischi intervertebrali, una struttura fibro-cartilaginea che si trova tra le vertebre. La loro funzione principale è distribuire e ammortizzare i carichi meccanici, riducendo la pressione e i movimenti, oltre a stabilizzare e mantenere la flessibilità della colonna vertebrale.

Nel 1800, lo zoologo e anatomista Franz von Leydig, in Germania, scoprì alcune cellule lipidiche nel tessuto cartilagineo di un ratto. Queste cellule, pur simili agli adipociti (cellule che accumulano grasso), si differenziano dalle tradizionali cellule cartilaginee (condrociti) per le loro dimensioni maggiori e per la presenza di lipidi. Recentemente, un team di ricerca guidato dal professor Raoul Ramos, del Dipartimento di Biologia Cellulare e dello Sviluppo dell’Università della California, ha ripreso queste ricerche e individuato cellule simili nella cartilagine dell’orecchio di un topo. Queste cellule, che presentano un vacuolo lipidico, non appartengono né alla categoria degli adipociti né a quella dei condrociti. Il termine utilizzato per definirle è “lipocartilagine”.

La lipocartilagine rende il tessuto cartilagineo meno rigido e si trova in diverse zone del corpo dei mammiferi, come il naso, le orecchie e la laringe. Queste cellule hanno una funzione simile a quella della pellicola a bolle utilizzata per imballare oggetti fragili: proteggono il tessuto da danni meccanici. L’obiettivo della ricerca era capire se le proprietà biochimiche e biomeccaniche di queste cellule fossero legate ai vacuoli lipidici, che mantengono una riserva di grasso in modo indipendente dall’alimentazione, distinguendosi così dalle tradizionali cellule adipose, che accumulano grasso in risposta alla disponibilità di cibo.

Attraverso tecniche avanzate di indagine biochimica e imaging, gli scienziati hanno analizzato la biologia molecolare, il metabolismo e il ruolo della lipocartilagine nei tessuti scheletrici. È emerso che nei vacuoli lipidici manca la presenza di enzimi necessari per decomporre i lipidi accumulati, che quindi si stabilizzano.

«La scoperta della biologia lipidica unica della lipocartilagine sfida le teorie biomeccaniche tradizionali e apre nuove possibilità per la ricerca. I nostri risultati evidenziano la versatilità di questi nuovi lipidi e suggeriscono nuovi modi per sfruttarne le proprietà»”, ha dichiarato il professor Ramos. (Agenbio) Eleonora Caruso 10:30