Roma, 18 marzo 2025 (Agenbio) – Secondo una ricerca realizzata da ricercatori dell’Università di Verona, dell’Università di Glasgow e del Botton-Champalimaud Pancreatic Cancer Centre, il DNA extracromosomico alimenta l’aggressività del cancro al pancreas, permettendo alle cellule tumorali di aumentare rapidamente l’espressione genica, modificare la loro forma e sopravvivere in ambienti altrimenti ostili.
I ricercatori hanno scoperto che l’ecDNA è molto comune nei tumori pancreatici, in particolare per oncogeni come MYC, che stimolano la crescita e il metabolismo del cancro. “Abbiamo osservato una grande variabilità nel numero di copie di MYC quando questo gene si trovava sull’ecDNA – spiega Elena Fiorini, co-prima autrice e ricercatrice senior all’università di Verona -. Alcune cellule trasportavano decine, o addirittura centinaia, di copie extra di MYC, conferendo loro un vantaggio di crescita significativo in determinate condizioni”.
Questa flessibilità evidenzia l’eterogeneità intratumorale del cancro pancreatico, in cui molteplici sottopopolazioni coesistono e rispondono in modo differente ai trattamenti. Questo spiega perché colpire una sola popolazione di cellule tumorali spesso non è sufficiente per sconfiggere il cancro, contribuendo invece alla resistenza alla terapia.
Per comprendere come l’ecDNA guidi l’adattamento, i ricercatori hanno coltivato in laboratorio organoidi – cioè mini-repliche tridimensionali dei tumori – derivati direttamente da pazienti con malattia in fase iniziale e hanno rimosso segnali di crescita fondamentali come i fattori WNT per osservare la risposta degli organoidi allo stress.
“Abbiamo scoperto che gli organoidi con MYC su DNA extracromosomico riuscivano a cambiare la loro dipendenza dai segnali WNT – spiega Antonia Malinova, co-prima autrice ed ex dottoranda all’università di Verona -. In pratica, le cellule con alti livelli di ecDNA diventavano più autosufficienti, non avendo più bisogno di quei segnali esterni per sopravvivere”.
Lo studio ha inoltre rivelato un chiaro legame tra livelli elevati di MYC e cambiamenti nella forma e nel comportamento delle cellule tumorali. Quando i livelli di ecDNA contenente MYC aumentavano, le cellule si trasformavano in strutture più aggressive e solide, perdendo la loro architettura più organizzata e simile a una ghiandola.
Questa ricerca amplia la nostra comprensione della plasticità genomica, mettendo in discussione l’idea che il genoma sia sempre relativamente stabile o comunque non rapidamente modulabile.
“Sapevamo che l’ambiente tumorale poteva indurre cambiamenti, ma non che il segnale WNT potesse agire direttamente sul DNA – afferma Peter Bailey, coautore corrispondente e direttore della Ricerca traslazionale al Botton-Champalimaud Pancreatic Cancer Centre -. Pensavamo di osservare principalmente modifiche epigenetiche, quindi vedere questo livello di riadattamento genomico è stata una vera sorpresa”. (Agenbio) Etr 11.00