Roma, 15 aprile 2025 (Agenbio) – Un ampio studio internazionale, coordinato dall’Università di Padova e pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology, ha analizzato l’insufficienza renale acuta (AKI), una delle complicanze più gravi in pazienti con cirrosi epatica, in oltre 3.800 pazienti ricoverati in 65 ospedali di 27 paesi, su cinque continenti. L’indagine, la più grande mai condotta sull’argomento, ha evidenziato differenze significative nel modo in cui questa condizione viene trattata nel mondo.
Lo studio ha mostrato che l’AKI è molto comune, il 38 per cento dei pazienti ricoverati per complicanze della cirrosi infatti, ha presentato questa condizione. La forma più comune di AKI è quella secondaria ad ipovolemia, ovvero alla diminuzione del sangue che circola nell’organismo, mentre la sindrome epato-renale, spesso considerata la principale causa, rappresenta solo il 17 per cento dei casi.
Inoltre lo studio ha mostrato grandi differenze regionali nella gestione dell’AKI, in modo particolare, l’utilizzo di terapie come l’albumina e la terlipressina ha presentato un’ampia variabilità tra le diverse regioni del mondo. L’AKI risultava associata ad a un rischio elevato di mortalità: quasi un quarto dei pazienti con AKI è deceduto entro 28 giorni. Tra i parametri associati ad una migliore sopravvivenza è da segnalare una maggiore qualità e accessibilità alle cure nei centri coinvolti, valutato con l’indice di “copertura sanitaria universale” sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. (Agenbio) Etr 10.00