Roma, 28 febbraio 2025 (Agenbio) – Nel 2023, il 90,1% dei parti in Italia si è svolto presso strutture pubbliche ed equiparate, mentre circa il 20,1% delle madri proveniva da Paesi non italiani. L’età media delle madri italiane è di 33,2 anni, mentre quella delle madri straniere è di 31,2 anni. Questi dati emergono dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, elaborato dall’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute, che analizza i dati relativi al Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) per l’anno 2023.
Il Rapporto, istituito dal Decreto Ministeriale del 16 luglio 2001, n. 349, rappresenta una fonte fondamentale di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche sull’evento nascita, ed è essenziale per la pianificazione sanitaria a livello nazionale e regionale.
Nel 2023, il 90,1% dei parti ha avuto luogo in strutture pubbliche o equiparate, mentre il 9,8% si è svolto in case di cura e solo lo 0,13% in altre strutture, come il domicilio. Il 61,7% dei parti si è verificato in strutture con almeno 1.000 parti annuali.
Nel 2023, il 20,1% delle madri aveva cittadinanza non italiana. Le provenienze più comuni sono l’Africa (29,6%) e l’Unione Europea (17,9%), seguite da madri di origine asiatica (21%) e sudamericana (8,3%). L’età media per le madri italiane è di 33,2 anni, mentre per le madri straniere è di 31,2 anni.
Per quanto riguarda l’istruzione, il 42,4% delle madri ha un livello di istruzione medio-alto, il 22,0% medio-basso e il 35,6% ha una laurea. Tra le madri straniere, prevale un livello di istruzione medio-basso (41,2%).
Riguardo alla condizione lavorativa, il 60,1% delle madri ha un’occupazione, il 23,7% sono casalinghe e il 14,2% è disoccupato o in cerca di un primo impiego. Tra le madri straniere, il 50,1% è casalinga, mentre tra le italiane il 67,9% è occupata.
Nel 92,9% delle gravidanze sono state effettuate più di 4 visite ostetriche, mentre il 76,7% delle gravidanze ha visto la realizzazione di oltre 3 ecografie. Le amniocentesi sono state eseguite in media in 2,0 casi ogni 100 parti, e per le madri sopra i 40 anni, il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 5,17% dei casi, con un trend in calo negli ultimi tre anni.
Nel 94,84% dei casi (esclusi i cesarei), la donna ha avuto accanto il padre del bambino durante il parto, mentre nel 4,26% dei casi era presente un familiare e nel 0,90% una persona di fiducia. Il 30,3% dei parti è avvenuto tramite taglio cesareo, con significative differenze regionali, ma in generale si conferma un ricorso eccessivo al parto cesareo, anche se il dato è in leggero calo, in linea con le Linee di indirizzo per la promozione della qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi assistenziali.
Lo 0,9% dei neonati pesava meno di 1.500 grammi e il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Il 98,5% dei neonati ha ottenuto un punteggio Apgar tra 7 e 10 a 5 minuti dalla nascita. Nel 2023 sono stati registrati 919 casi di nati morti, con un tasso di natimortalità di 2,40 ogni 1.000 nati, e 4.507 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
La procreazione medicalmente assistita (PMA) è stata utilizzata in media in 3,9 gravidanze ogni 100, con la fecondazione in vitro (FIVET) come tecnica più comune, seguita dalla fecondazione in vitro con iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI). (Agenbio) 9:00 Eleonora Caruso