Pubblichiamo il testo completo dell’intervista rilasciata dal presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, sen. Vincenzo D’Anna a “Il Quotidiano del Sud” (a pagina 9 del giornale in edicola questa mattina), sulla borsa di studio istituita dall’Ordine in memoria di Matteo Vinci, il biologo calabrese ucciso dalla ‘ndrangheta, lo scorso 9 aprile, a Limbadi nel Vibonese.
L’INTERVISTA. Il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi crede nel riscatto
“La Calabria non è solo criminalità”
D’Anna spiega le ragioni dell’intitolazione di una borsa di studio a Matteo Vinci
di Francesco Tripaldi
L’ORDINE Nazionale dei Biologi ha deliberato, giovedì mattina, l’istituzione di una borsa di studio alla memoria di Matteo Vinci, il 43enne biologo assassinato da un’autobomba il 9 aprile a Limbadi. Nell’occasione abbiamo sentito il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, il senatore Vincenzo D’Anna, al quale abbiamo chiesto valutazioni ed impressioni sul contesto ambientale nel quale un giovane professionista si trova ad operare in alcune zone della Calabria.
Presidente, che cosa si sente di dichiarare dopo la decisione di istituire una borsa di studio in onore di Matteo Vinci?
“Innanzitutto dobbiamo rendere omaggio ad una persona che è stata vittima della criminalità, un esponente della nostra categoria. Quindi credo che sia giusto rendere questo omaggio sotto il profilo civico. Sotto un altro profilo, credo che assegnare una borsa di studio ogni anno ad un calabrese, che si sia particolarmente distinto in ricerche o in studi che abbiamo riscosso l’attenzione della stampa specializzata o di altri enti, su argomenti che riguardano l’ecosistema calabrese, significa premiare un testimone. La Calabria è anche ricerca, è anche professione e c’è chi si adopera per salvarla dalla barbarie ambientale, visto che non si riesce ancora a depurarla da altri tipi di mali, che sono endemici. Questo è quello che abbiamo voluto dire, ma senza fare troppi proclami. Diciamo che il dolore si consuma in petto. Avremo piacere, non appena sarà assegnata questa prima borsa, di recarci dalla mamma e dal padre, ai quali chiederemo di consegnare la borsa al vincitore personalmente, da qui in avanti”.
Voi come ordine interpretate questa borsa anche come sostegno a chi opera in un ambiente difficile come quello calabrese? Un biologo, o un altro professionista che lavora qui, in Calabria, parte con una zavorra?
“Parte certamente in ritardo. Guardi, sono anch’io come lei un meridionale, è inutile nascondersi questo dato. Ma abbiamo risorse e forza di volontà per poterci riscattare e in molti campi ci riusciamo. Quindi se ogni volta che la malavita colpisce una categoria, invece di girarsi dall’altra parte, si reagisce con senso civico, può essere anche quello un segnale importante. Vede, è come se un po’ tutto l’ambiente venisse ucciso. L’indifferenza talvolta uccide più di un’arma”.
E la forza della ‘ndrangheta si esplicita nel controllo del territorio, ambientale, talvolta pressoché indisturbato.
“Il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata vuol dire controllo del lavoro, soprattutto essere soggetti a soprusi di ogni genere, non poter rivendicare diritti. In sostanza vuol dire la cancellazione di diritti civili che lo stato dovrebbe garantire”.
Ci possiamo aspettare una sua visita in Calabria prossimamente?
“Certo. Adesso pubblicheremo un bando, con il quale individueremo i criteri di valutazione dei lavori, sicuramente per quest’anno su ricerche già fatte perché non ci sarà il tempo materiale antro l’anno. Poi l’anno prossimo verranno valutate ricerche effettuate quest’anno e così via, perché questo sarà un premio permanente. Lo abbiamo iscritto e lo iscriveremo in futuro in bilancio e quindi, alla pubblicazione dei vincitori sarà consegnato l’appannaggio perché la cosa possa continuare, premiando gli elementi migliori della Calabria. Poi chissà, da una cosa potranno nascerne altre due, tre”.
Un’iniziativa lodevolissima che porta in senso letterale un po’ di luce in un territorio che, come dire, “illuminazione” ne ha avuta poca, se non per episodi così tragici.
“Guardi, che le posso dire. Se tutti facessero quanto devono con alto senso civico, alto senso dello Stato, delle istituzioni, già certi fenomeni sarebbero scomparsi da tempo. Da questo punto di vista siamo tutti responsabili. Osiamo dire: ‘Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi‘. Qua nessuno deve fare l’eroe. Tuttavia se tutti dessimo dei segnali di risposta civica alla barbarie, credo che i criminali dominerebbero la scena meno facilmente”.