Leucemia e malattie del sangue. Ne hanno discusso ieri a Napoli biologi e medici, durante il workshop “Mikrokosmos” organizzato dalla Gic, la Società Italiana di Citometria, all’interno del complesso monumentale di San Domenico Maggiore.
La citometria a flusso è una disciplina scientifica che studia la struttura e le funzioni delle cellule per la diagnosi di patologie, soprattutto legate al sangue.
L’incontro era stato voluto da Luigi Del Vecchio, docente della scuola nazionale di citometria, prematuramente scomparso lo scorso agosto. In tanti hanno ricordato la sua figura, tra cui Giuliano Mazzini, responsabile della scuola e ricercatore al Cnr di Pavia.
«La giornata che stiamo iniziando – ha raccontato Mazzini – è sostanzialmente didattica ed era stata voluta e organizzata dal professore Luigi Del Vecchio, prematuramente scomparso il mese scorso, lasciando un enorme vuoto nel mondo scientifico e, per quanto mi riguarda, come responsabile della scuola di citometria, un vuoto didattico incolmabile, perché Lugi non era uno dei migliori docenti, ma in assoluto il miglior docente della nostra scuola, tra i più amati dagli studenti».
Per l’Ordine Nazionale dei Biologi, che ha patrocinato l’evento, è intervenuto il consigliere tesoriere Pietro Sapia, che ha annunciato lo stanziamento di borse di laurea dedicate alla memoria di Luigi Del Vecchio.
«In qualità di consigliere tesoriere – ha detto Sapia – porto i saluti del consiglio ONB e del presidente, il senatore Vincenzo D’Anna, e specifico che l’Ordine metterà a disposizione tre borse di laurea per materie inerenti la professionalità di Luigi Del Vecchio e questi tre premi saranno intitolati alla sua memoria».
Ad aprire i lavori è stato Giovanni D’Arena, presidente della Gic, che ha raccontato i progressi della Citometria nel campo dell’onco-ematologia.
«Le tecniche di indagine citologica stanno avendo dei grandi sviluppi negli ultimi anni – ha spiegato D’Arena -. Le conoscenze aumentano e le strumentazioni sono sempre più raffinate, tanto che permettono di studiare sempre più nel dettaglio specifiche colture cellulari, aprendo così il campo a studi innovativi. Gli ematologi – prosegue – devono molto alla citometria, perché questa ha la capacità di identificare e caratterizzare le cellule, consentendo di districare casi difficili da diagnosticare».
Tra i relatori erano presenti Giuseppe Basso, professore ordinario di Pediatria all’Università di Padova, e Giuseppe Gaipa, ricercatore in oncologia pediatrica al centro di ricerca Tettamanti di Monza, che hanno approfondito il tema della leucemie e dei linfomi in età adulta e pediatrica.
«Le nostre ricerca – ha detto Basso – sono dedicate allo studio di vecchi e nuovi meccanismi che possono portare allo sviluppo della leucemia. Quella pediatrica è uno dei più grandi successi medici degli ultimi quarant’anni. Siamo passati dal curare l’1-2 per cento dei pazienti a quasi il 90 per cento. Oggi più di 8 bambini su 10 che si ammalano di tumori in età pediatrica hanno la possibilità di diventare grandi e sviluppare una vita normale, che significa laurearsi, sposarsi e avere dei figli».
«Applicare dei trattamenti ad hoc – ha raccontato Gaipa – significa ottimizzare le terapie. Oggi non esiste un protocollo terapeutico per le leucemie acute che non tenga conto della malattia residua minima. Questo dato può essere determinato con la citometria a flusso».