Il maltempo di questi giorni, al di là delle temperature ancora accettabili, ci segnala che siamo in pieno autunno. E che la stagione è quella dei primi acciacchi . Febbre, raffreddore, mal di gola, insomma, stanno già facendo capolino. Sono i sintomi dell’influenza, “una malattia virale – scrivono i ricercatori Fabio Franchi, Manuela Lucarelli e Livio Giuliani in uno studio risalente al dicembre dello scorso anno e di cui pubblichiamo l’abstract – che si diffonde durante la stagione invernale sotto forma di epidemie o addirittura di pandemie”. “La sua importanza clinica e sociale – sottolineano ancora i tre scienziati – è fortemente amplificata dalle autorità sanitarie internazionali e nazionali per promuovere e giustificare le campagne di vaccinazione. Questo obiettivo viene raggiunto fornendo informazioni distorte o infondate alla popolazione”.
Queste distorsioni, è scritto ancora nello studio, riguardano principalmente 4 aspetti:
1) la reale diffusione dei virus dell’influenza;
2) il tasso di mortalità relativo a questa malattia;
3) efficacia del vaccino;
4) la presenza di nuovi virus in nuovi vaccini.
Ciascuno di questi punti viene analizzato nella ricerca che mostra dati reali, nonché accurate recensioni della letteratura e argomenti di confronto. La conclusione che ne deriva è che:
1) la diffusione della malattia è circa 10 volte inferiore a quella dichiarata;
2) la mortalità è molto modesta, discutibile e comunque molto inferiore a quanto dichiarato;
3) l’efficacia del vaccino è sempre stata dimostrata come molto bassa rispetto a quanto precedentemente dichiarato, e spesso ha prodotto risultati non in linea per quanto atteso;
4) i vaccini contengono antigeni di virus circolati nei 2 – 10 anni precedenti alla sua produzione.
La composizione dei vaccini viene decisa con una sorta di previsione, che viene fatta dagli esperti dell’OMS più di un anno prima del loro utilizzo. Pertanto l’influenza rappresenta un vero allarme sociale che si pone alla base della politica sanitaria. Il principio di precauzione conduce ad adottare una pratica vaccinale sempre più diffusa. Da una attenta analisi dei dati reali, la motivazione di questa misura preventiva si rivela un fallimento
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