Nanoparticelle e nanopatologie. Confermate le tesi sulla nocività

Locandina del convegno dedicato alle nanopatologie.

Gia’ nel 1993 documenti ufficiali Usa avvertivano del rischio da esposizione all’uranio impoverito Roma, 26 nov. (AdnKronos) – Il problema della possibile contaminazione da uranio impoverito, su cui il ministro della Difesa Elisabetta Trenta vuole fare piena luce con l’apertura di un tavolo tecnico, ha avuto in questi anni conseguenze drammatiche. Secondo i dati dell’Osservatorio Militare, tra i militari italiani inviati in missione all’estero si calcolano finora 363 morti che in qualche misura potrebbero essere collegati all’inalazione di uranio impoverito nel corso delle attività operative. I malati sono attualmente circa 7.500, 95 le sentenze emesse dalla magistratura nelle cause di risarcimento promosse dai famigliari delle vittime. In campo internazionale i potenziali rischi sono noti da molto tempo: risale al 16 agosto 1993 l’emanazione di un documento del Dipartimento dell’Esercito statunitense che avvertiva del pericolo. “Quando i soldati inalano o ingeriscono la polvere di uranio impoverito, incorrono nel potenziale incremento del rischio di contrarre il cancro”, veniva precisato in un memorandum ufficiale che raccomandava l’utilizzo di maschere protettive. “Gli effetti fisiologici da esposizione all’uranio impoverito includono il possibile aumento del rischio di cancro (ai polmoni o alle ossa)”.