Giornata di audizione, quella appena trascorsa, in commissione Sanità del Senato. All’ordine del giorno il dibattito sul ddl in materia di prevenzione vaccinale presentato dalla maggioranza giallo-verde. Tra quanti sono stati ascoltati, c’era anche il dottor Paolo Bellavite, medico chirurgo e specialista in ematologia.
“I vaccini – ha spiegato il camice bianco ai componenti dell’organismo di palazzo Madama – sono utilissimi alla protezione individuale; alcuni – ma non tutti – anche alla protezione collettiva; ma l’obbligo vaccinale, ostacola il rapporto medico-paziente, quindi il consenso informato, e facilmente fa bypassare un punto fondamentale della medicina, cioè il rapporto tra benefici e rischi”. “Nel 2017 – ha proseguito il professor Bellavite – il morbillo ha presentato un picco che è stato chiamato in causa per sostenere l’obbligo, ma dobbiamo sdrammatizzare il problema“. “Tra il ventesimo e il ventunesimo secolo – ha proseguito Bellavite – il morbillo ha sempre avuto un andamento a picchi, ma nel complesso è andato sempre in discesa: una discesa consolidata e rafforzata con le vaccinazioni, all’inizio quella monocomponente, poi quella trivalente”. “Sono rimasti dei piccoli picchi: l’incidenza nel 2017 è stata di 8,4 casi ogni 100mila abitanti. Per fortuna nel 2018 abbiamo avuto la metà dei casi, l’incidenza è stata intorno ai 4,8/4,9 casi su 100mila”. “Nel 2017 – ha continuato l’ematologo – si sono ammalate di morbillo circa 5mila persone, di cui il 70% adulti. Dai dati dell’Istituto superiore di Sanità sulle vaccinazioni osserviamo che tra il 2013 e il 2015 c’era stato un leggero calo che ha cominciato a riprendersi nel 2016 e nel 2017 era stato già completamente recuperato”. “Questo piccolo calo – ha detto Bellavite – corrisponde ad un aumento dei bambini suscettibili di meno del 5% rispetto alle attese. E’ veramente molto difficile poter attribuire ad esso l’aumento dei casi di morbillo del 2017”. “Regioni come per esempio Liguria, Molise o Friuli Venezia Giulia – ha rivelato l’ematologo – con coperture molto basse rispetto alla media, hanno avuto pochi casi di morbillo; ad esempio invece il Piemonte, che ha coperture più alte, ha avuto più casi rispetto alla media nazionale. Il Veneto, la mia regione, dove fino al 2017 vigeva una libertà di scelta, ha avuto coperture simili e casi leggermente inferiori alla media nazionale”. Per Bellavite: “non vi è alcuna emergenza, nel senso di grave pericolo epidemico, per nessuna malattia. Non vi sono evidenze che la situazione del morbillo del 2017 sia correlabile con un piccolo calo di coperture”. “In Veneto – ha sostenuto – con la raccomandazione abbiamo avuto ottimi risultati”.
“I vaccini come l’antitetanico, l’antidifterico, l’antipertosse, l’antiepatite B e il polio iniettivo conferiscono una protezione individuale ma non possono sviluppare l’immunità di gregge dal punto di vista tecnico” ha poi proseguito Bellavite in audizione. “Quindi – ha continuato – almeno per questi vaccini non è giustificato nessun obbligo ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione”. Ancora. “Se guardiamo i dati Aifa, vediamo che i farmaci convenzionali hanno più segnalazioni ed effetti avversi dei vaccini” ha argomentato lo specialista in ematologia. “Se però – ha rimarcato – andiamo a guardare le segnalazioni nella fascia pediatrica, vediamo come i vaccini danno molte più segnalazioni di casi avversi rispetto ai farmaci normali”. “Pertanto – ha sottolineato – non è corretta l’opinione di chi sostiene che i vaccini sono i farmaci più sicuri. Bisogna che la valutazione venga fatta standardizzando per età“.
“Un eventuale obbligo vaccinale – ha rilanciato Bellavite – andrebbe imposto temporaneamente in rapporto alle soglie di immunità di gregge specifiche: quel famoso 95% di soglia non ha un valore scientifico, perché per molti vaccini (non per tutti, di certo) sarebbe sufficiente una copertura molto più bassa”. “Soprattutto – ha detto – bisognerebbe che nella legge fosse menzionata la possibilità di valutare il rischio epidemico non solo sulla base delle coperture vaccinali, ma su quella del rischio epidemiologico reale, che può essere identificato tramite indicatori, come le statistiche sulle incidenze delle varie malattie”.
“Non vi sono segnali che un’abolizione dell’obbligo vaccinale, sostituito con una strategia basata sulla raccomandazione, possa comportare problemi alla salute pubblica, soprattutto per le malattie gravi (polio, difterite)” ha spiegato il camice bianco secondo cui “l’eventuale obbligo vaccinale nei casi straordinari andrebbe imposto a tutti i soggetti suscettibili (tranne gli esonerati) e non solo a quelli in età scolare”. “Alcune malattie infettive – ha spiegato ancora il professore – stanno dilagando, o per lo meno cominciando a ‘spostarsi’ dall’età infantile all’età giovanile e adulta, quindi, per interrompere le trasmissioni, se si vuole attuare lo strumento dell’obbligo, non è sufficiente di certo attaccare quella fascia di età dove le malattie cominciano a essere meno frequenti”.
“È necessario prevedere la realizzazione di programmi di farmacovigilanza attiva” ha quindi auspicato Bellavite. “Ci sono già – ha rivelato – delle disposizioni di legge, che avevano dato origine a rapporti di collaborazione tra Aifa e Regioni: questo va richiamato nella legge, altrimenti rischia di restare una mera ipotesi senza risvolti pratici”.
“I test sierologici servono a monitorare realmente lo stato di immunità della popolazione. Non è sufficiente, al giorno d’oggi, neppure per il morbillo, sapere quanti casi sono stati vaccinati e quanti hanno avuto il morbillo, per sapere quali sono i soggetti realmente immuni” ha aggiunto Bellavite. “Questo – ha continuato – sia perché su alcuni il vaccino può non funzionare, sia perché alcuni si immunizzano anche senza aver avuto la malattia in modo apparente. Ci sono delle pubblicazioni che dimostrano che il morbillo in molti casi può comparire anche in forma subclinica”. “È questo secondo me uno dei motivi probabili per cui, pur essendoci in Italia 2,2 milioni di persone suscettibili al morbillo (stime dell’Iss), in realtà l’epidemiologia ne colpisce soltanto qualche migliaio”.
“È necessario prevedere i vaccini monocomponente, per vaccinare le persone suscettibili a una, due o tre malattie mentre sono immuni alle altre, e perché attraverso di essi si potrebbe ridurre il rischio di effetti avversi” ha argomentato ancora lo specialista in ematologia, durante l’audizione in commissione Sanità al Senato sul ddl Vaccini. “È dimostrato – ha proseguito – che per il vaccino Mpr (Morbillo, parotite, rosolia) quando è stata aggiunta la varicella sono aumentati i rischi vaccinali”.
“Io e il dottor Donzelli abbiamo scritto una lettera per spiegare un punto fondamentale: i bambini immunocompromessi devono vaccinarsi per tutti i vaccini non virali (quelli dell’esavalente), quelli per l’influenza e quelli per il pneumococco” ha quindi sottolineato Bellavite, rispondendo a Paola Boldrini (Pd) durante l’audizione. “Il bambino cosiddetto immunodepresso – ha concluso – è soggetto a tutti i batteri e tutti i virus, non solo al morbillo, che è una delle malattie meno frequenti alle condizioni attuali: ci sono l’herpes e il citomegalovirus; malattie come la pertosse sono portate in giro anche dai vaccinati”.