Una cordata formata dai dipartimenti di Scienze Cliniche e Biologiche, Neuroscienze e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino si propone di descrivere gli effetti di basse dosi di glifosato sulle cellule cardiache, nervose e vascolari. Il progetto gode di un finanziamento annuale di Intesa San Paolo di 100mila euro che consentirà di arruolare tre giovani neolaureati, ma i responsabili sono fiduciosi nel proseguimento delle attività oltre i dodici mesi, considerando l’attenzione mediatica e scientifica sull’argomento.
La cordata è guidata dal dott. Daniele Mancardi, ricercatore in fisiologia, che coordinerà i lavori dei tre laboratori coinvolti nel progetto. Si appoggerà al servizio di Farmacologia del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche per analizzare i composti formati dalla coniugazione del glifosato con le componenti del plasma e di altri liquidi biologici.
A novembre del 2017 la Commissione Europea ha prolungato per altri cinque anni il rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida con il voto favorevole di 18 paesi, 9 contrari, 1 astenuto. Fra i favorevoli la Germania, contrario il voto dell’Italia e della Francia.
In Italia, con il decreto del Ministero della Salute in vigore dal 22 agosto del 2016, resta il divieto di uso del glifosate nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”. Gli effetti del decreto, in sostanza, non vengono modificati dalla decisione dell’Unione Europea.
Nonostante l’interesse dettato dalla cronaca, i potenziali effetti nocivi del glifosato sulla salute umana restano ad oggi ancora poco indagati, con dati di letteratura frammentari e contradditori. Manca un progetto condiviso che chiarisca la relazione dose/risposta dell’esposizione alla sostanza in modelli sperimentali. Sembra confermato, infatti, che gli effetti nocivi si manifestino attraverso tossicità a livello linfocitario ed è altrettanto sicuro che l’erbicida possa attaccare le uniche cellule vegetali presenti nell’uomo, quelle della flora batterica.
L’obiettivo del progetto coordinato da Mancardi è descrivere gli effetti cellulari della sostanza e, una volta noti tali meccanismi, analizzare come la flora intestinale possa modularli. Nella seconda fase del progetto, si indagherà come l’alterazione della flora batterica indotta da glifosato possa interferire con i processi di sviluppo, una fase fisiologica particolarmente delicata per l’organismo.