Roma, 12 giu. 2019 (Agonb) – Il cibo crudo lo riconosciamo dalla memoria dedicata al sensoriale, mentre il cotto o lavorato, invece, da quella delle caratteristiche funzionali: ovvero, il primo dai segnali come sapore e tatto, l’altro dalle funzioni che gli associamo. Lo sostiene uno studio italiano della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) di Trieste pubblicato su Scientific Reports, secondo il quale nel riconoscimento del cibo, a seconda che si tratti di un alimento fresco o lavorato, si attivano due diverse regioni del cervello perché sono coinvolte due diverse parti della “memoria semantica”, quella che interpreta e il mondo che ci circonda.
Così, nel caso della frutta, a lavorare è la corteccia occipitale, mentre per un piatto di pasta l’identificazione avviene con l’area chiamata giro temporale mediale. La scoperta aiuta a capire come il cervello elabora le informazioni provenienti dall’esterno. (Agonb) Nfa 11:00.