Roma, 3 ottobre 2019 (Agonb) – Curare le patologie oncologiche salva la vita in una percentuale sempre maggiore dei casi. Quest’anno c’è anche stato un sensibile calo delle diagnosi di cancro in Italia. Rimane in piedi, tuttavia, il tema degli effetti collaterali legati alle terapie comunque necessarie per debellare i tumori.
Su questo versante, il Cnao, Centro nazionale di adroterapia oncologica, e l’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibb) hanno avviato un progetto per identificare i tessuti più soggetti al rischio di sviluppare effetti collaterali a seguito del trattamento radioterapico. Per realizzarlo saranno analizzati i dati di pazienti sottoposti ad adroterapia, forma avanzata di radioterapia che utilizza fasci di protoni e ioni carbonio al posto dei raggi X.
A differenza della radioterapia convenzionale basata su raggi X, l’adroterapia è dotata di una maggiore efficacia radiobiologica sulla massa tumorale e di una maggiore capacità di colpire i tessuti malati, limitando la dose rilasciata ai tessuti sani. L’adroterapia oncologica è utilizzata per trattare tumori non operabili, che non rispondono alle cure della radioterapia tradizionale a raggi X e che spesso si trovano in prossimità di organi a rischio. Fra questi rientrano cordomi, sarcomi, condrosarcomi, carcinomi adenoido-cistici, meningiomi e tumori solidi pediatrici.
Dunque, si procederà a osservare e analizzare quali sono i tessuti sani, vicini al tumore, che potrebbero essere soggetti a tossicità radio-indotta. Poi saranno realizzate immagini di tomografia computerizzata e risonanza magnetica di pazienti con meningiomi di I, II e III grado trattati con protoni, da cui si potrà valutare l’evoluzione del tumore e dei tessuti sani circostanti prima e dopo il trattamento. (Agonb) Ffr 13:00.