C’è un settore produttivo in forte crescita in Toscana, vicino al mondo del lusso ed al tradizionale sistema del “made in Italy” con cui condivide creatività e competenze artigianali. A metterlo in luce, ci ha pensato il centro studi di “Intesa Sanpaolo“. E’ quello della cosmetica e profumi, un “campo” presidiato da un centinaio di aziende sparse un po’ in tutta la regione, con 1.300 addetti che, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale, stanno crescendo a ritmo sostenuto, moltiplicando i progetti, aprendosi ai mercati internazionali. Questi numeri, come riporta un articolo del Sole24Ore, fanno della Toscana “una delle principali regioni con l’8% del settore”, afferma Intesa Sanpaolo che indica Firenze come settima provincia italiana specializzata nella cosmetica (dopo Lodi, Cremona, Parma, Roma, Bergamo, Milano).
“Non possiamo che accogliere con viva soddisfazione una notizia del genere” commenta Stefania Papa, consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi, di cui è delegata alla Sicurezza Alimentare, oltre che delegata regionale ONB per la Toscana e l’Umbria. “E’ bene, infatti”, per la rappresentante dei Biologi “puntare i fari su un settore in crescita come quello della cosmetologia che vede dipanarsi, in maniera strategica, il ruolo dei biologi, ormai sempre più centrali per quanto concerne la conoscenza e l’applicazione delle normative vigenti in materia. Pensiamo ad esempio all’implementazione del dossier cosmetico o, ancora, alla verifica della sostenibilità dei claim pubblicitari“. Ma anche, aggiunge la dottoressa Papa “per tutto quanto si lega alla lavorazione ed alla sicurezza del cosiddetto ‘packaging a contatto‘ che, in un settore particolarmente delicato come quello della cosmetica e dei profumi, occupa un peso a dir poco rilevante”.
Il biologo, ovvero “il microbiologo“, aggiunge ancora la Papa “è chiamato, infatti, a dichiarare la conformità del prodotto cosmetico nelle diverse fasi della sua produzione, dalla composizione fino all’etichettatura ed alla distribuzione con la corretta scelta dell’imballaggio primario ‘responsivo’ delle buone pratiche di fabbricazione“.
Al biologo, insomma, conclude la consigliera dell’Ordine “tocca assumere la funzione di persona responsabile per le ‘speciali competenze‘ maturate nel campo della valutazione del rischio. Un compito che gli tocca oltre che per il bagaglio di conoscenze di cui è dotato in materia di igiene e microbiologia, anche per la padronanza che egli ha dei sistemi di controllo e verifica del cosiddetto quality assurance“.