Alfonso Maria IROLLO (1) ; Maria Francesca Gangale (2); Gennaro Calabrese (3); Raffaele Aiello (1); Catella Criscuolo (2); Maria Laura de Simone (3); Simona Pizzinelli (1) Vittoria di leva (3)
1: Clinica Chianciano Salute Chianciano Terme Si via C.Marchesi 73
2: OmiaSalute viale di Villa Massimo 8 Roma
3: Centro A.G.O.I. Gragnano Na via Roma 137.
La sterilità di coppia è una patologia in continuo aumento: oggi giorno sempre più coppie si rivolgono a centri per tecniche di PMA IN VITRO per poter risolvere il loro problema. I due punti cruciali di tale metodica sono l’aumento della qualità ovocitaria, la comprensione ed il miglioramento dell‘impianto embrionario.
L’Obiettivo del nostro studio è quello di stabilire se la NUTRIGENOMICA possa avere esiti positivi anche in tale settore. Quindi, partendo dagli esiti di uno studio sui topi in cui è stato dimostrato come la Nutrigenomica possa influenzare il tasso di fertilità e dai numerosi studi che dimostrano l’efficacia in termine di qualità degli ovociti e pregnancy rate grazie all’impiego dell’inositolo, si sono studiati gli effetti di una dieta iperproteica e chetogena su un gruppo di coppie affette da sterilità candidate a PMA.
L’utilizzo di tale programma dietetico ha palesato un miglioramento della qualità e del numero di ovociti reclutati, una migliore qualità embrionaria, il miglioramento dei livelli di un enzima implicato nei meccanismi d impianto (IGF-1) ed il miglioramento dell’attività del PAI.
INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO
Si parla di sterilità di coppia in caso di una mancata gravidanza dopo 1 anno di rapporti liberi con lo scopo di procreare, per le donne con età inferiore ai 35 anni, e dopo 6 mesi, per le donne con età superiore ai 35 anni. Oggigiorno è una patologia notevolmente diffusa ed in continua crescita. (dati istat parlano di circa il 30—35% delle coppie affette da tale problema)
Le possibili causa vanno ricercate nell’età sempre più avanzata della donna che ricerca il primo figlio, dall’influenza di agenti esterni che alterano/danneggiano gli apparati riproduttivi ,dal progresso medico che permette a sempre più individui di raggiungere l’età per riprodursi.
La risoluzione di tale patologia, come per tutte le malattie, prevede il momento diagnostico per individuare e rimuovere la causa e, ove ciò non fosse possibile, il ricorso a metodiche di Procreazione Medicalmente Assistita. Dal 25 luglio del 1978 ,data in cui nacque Louise Brown grazie alla prima FIVET eseguita da Robert Edwards, ad oggi tanti progressi sono stati fatti nell’esecuzione di tali metodiche.
Nelle conclusioni degli ultimi congressi sulla sterilità di coppia emerge sempre più frequentemente l’auspicio di una personalizzazione del trattamento farmacologico per raggiungere l’obiettivo preposto. In tale direzione molto ha aiutato l’analisi dei polimorfismi per la farmacogenetica ( 1 ) e un miglioramento dei tassi d’impianto embrionario mediante la comprensione dei meccanismi d’impianto e l’individuazione di un quid che possa favorire tali meccanismi.
Il nostro studio ha lo scopo di evidenziare se sia possibile in qualche modo realizzare tale auspicio.
L’applicazione sempre più diffusa della nutrigenomica nella terapia medica, cioè l’uso di alimenti per condizionare l’espressione genica, ci ha indotto a provare se particolari programmi dietetici potessero influenzare positivamente i trattamenti di PMA in VITRO e con quali meccanismi.