La politica si sveglia. E chiama in causa la Regione. “In Sicilia c’è un esercito di specialisti, 12mila in tutto, esclusi dai test rapidi” tuona il deputato regionale Vincenzo Figuccia (Udc) che sull’argomento ha presentato un’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana. Si tratta, nella fattispecie, degli “Specialisti Accreditati Esterni” del Servizio Sanitario Regionale, una componente che eroga il 70% delle prestazioni specialistiche rappresentando la più grande impresa privata del territorio isolano dove è presente, in maniera capillare, in 1.800 strutture anche nei Comuni pedemontani e decentrati. Una vasta rappresentanza, dunque, rimasta senza tamponi. Sull’argomento anche il deputato di Iv Luca Sammartino ha lanciato lo stesso allarme con un’interrogazione rivolta all’Ars. Ed alla Regione si è rivolto pure l’on.le Emanuele Dipasquale (Pd) per conoscere i motivi “che hanno condotto all’esclusione del personale addetto alle strutture della specialistica esterna accreditata dal programma di screening per positività al Covid19” e il perché circa il fatto che tale personale “non sia stato munito dei DPI”. Ancora, Dipasquale ha chiesto di conoscere le “motivazioni che hanno determinato un differente trattamento economico tra la categoria degli Specialisti Accreditati Esterni e tutte le altre categorie sanitarie”. Nelle interrogazioni rivolte al parlamento siciliano – tutte più o meno dello stesso tenore – i deputati hanno rimarcato come, a loro dire, anche questi lavoratori siano esposti al rischio contagio ma non sarebbero stati inclusi nel secondo elenco dei “test rapidi qualitativi” in cui pure rientrano tutti quei soggetti che non hanno un contatto ravvicinato e costante con gli utenti affetti da patologie varie. “Per la funzione svolta – è stato fatto osservare nel testo di un’interrogazione – al pari dei medici e dei pediatri, del personale dei distretti sanitari a diretto contatto con i pazienti, il personale sanitario degli ambulatori privati accreditati corre il medesimo rischio di contrarre la patologia ed allo stesso tempo di trasmetterla a pazienti e colleghi. Tale situazione è stata tristemente registrata in altre zone d’Italia e più di 130 medici sono deceduti in queste settimane”. A questo punto si aspetta la risposta dell’Ars.