Roma, 16 maggio 2020 (Agonb) – Ricercatori della Tokyo University of Science, coordinati da Gen-ichiro Arimura, con uno studio pubblicato su “Communications Biology” hanno scoperto che piante come la soia si difendono dai predatori con un sistema di allarme molecolare: proteine che al primo segno di pericolo innescano un meccanismo che le rende resistenti ai predatori. Ciò potrebbe aiutare a ottenere piante più resistenti ai parassiti eliminando i pesticidi. «Da anni si cerca di comprendere il meccanismo molecolare della resistenza delle piante, ma i sensori coinvolti nel riconoscimento dei parassiti da parte delle piante finora non erano noti» rileva Arimura. Esse hanno sistemi di difesa che si attivano a seguito di una particolare minaccia. Alcune rilevano il pericolo grazie ad alcune sostanze chimiche che emettono i predatori. Ciò attiva il sistema di difesa della pianta, che la porta a diventare resistente al predatore, o producendo sostanze per allontanarlo, o enzimi che irrobustiscono le barriere cellulari o sostanze in grado di impedire il progredire dell’infezione. Come le piante riescano a captare i segnali degli insetti è un mistero. Si è studiata la soia, perché secerne una proteina nelle foglie coinvolta nel rilevamento degli insetti. Analizzando il suo genoma si è scoperto che sono 15 i geni coinvolti. Sono cosi state sviluppate 15 piante di Arabetta comune, ciascuna delle quali esprime solo uno dei geni della soia. Esposte al pericolo, solo due producono proteine in grado di rilevare la presenza degli insetti, generando la risposta di difesa della pianta. (Agonb) Mmo 13:00.