Ci si può contagiare, beccandosi il COVID-19 se una persona malata tossisce o starnutisce e le goccioline infette ci entrano nel naso o nella bocca. Ma ci si può ammalare se il virus “colpisce” i nostri occhi? E’ la domanda che Katherine Kam si è posta in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Medscape lo scorso 26 maggio.
L’articolista racconta il caso del virologo Joseph Fair, PhD, collaboratore della NBC News, il quale, a sua volta, si era posto questa stessa domanda quando aveva scoperto di essersi ammalato gravemente della malattia provocata dal nuovo coronavirus.
Da un letto d’ospedale nella sua città natale di New Orleans, il virologo americano ha raccontato alla rete di aver viaggiato a bordo di un aereo affollato dove gli assistenti di volo non indossavano mascherine. Lui però aveva la maschera ed anche i guanti, ma non aveva alcuna protezione per gli occhi. “Forse il virus mi ha contagiato proprio attraverso gli occhi” ha ipotizzato Fair. Alla domanda, allora, se le persone debbano iniziare ad indossare protezioni anche per gli occhi, il virologo ha risposto convinto: “Secondo me, sì”.
Tuttavia, mentre Fair si è detto sicuro che la protezione aiuti, altri esperti non si sono mostrati altrettanto sicuri. Restano ancora tante, infatti, le cose da scoprire sul nuovo coronavirus (SARS-CoV-2), a partire dal fatto che l’infezione possa o meno “espandersi” attraverso la “vista”.
“Non credo che, in questo momento, possiamo rispondere a tale domanda con il 100% di sicurezza”, ha affermato H. Nida Sen, MD, direttore della Uveitis Clinic presso il National Eye Institute di Bethesda. Tuttavia, ha aggiunto, “penso che sia biologicamente plausibile”. Alcune ricerche, infatti, hanno iniziato a puntare proprio in quella direzione. D’altronde, il tessuto trasparente che copre il bianco dell’occhio e riveste l’interno della palpebra, noto come congiuntiva, “può essere infettato da altri virus, come gli adenovirus associati al raffreddore comune e al virus dell’herpes simplex“, ha spiegato Elia Duh, MD, ricercatore e professore di oftalmologia presso la Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora. “Si ravvisa, pertanto, la stessa possibilità d’infezione anche da SARS-CoV-2”, ha aggiunto Duh.
“Se ci sono goccioline che un individuo infetto sta producendo tossendo o starnutendo o anche parlando, allora la parte anteriore degli occhi viene esposta direttamente al virus, proprio come i passaggi nasali. Inoltre, le persone si strofinano e si toccano molto gli occhi. Quindi c’è sicuramente una sorta di vulnerabilità da questo punto di vista” ha ribadito il professore.
Per studiare se la SARS-CoV-2 possa o meno infettare attraverso gli occhi, Duh e gli altri ricercatori del “Johns Hopkins” hanno esaminato se le cellule della superficie siano dotate degli elementi chiave in grado di renderle vulnerabili all’ingresso (con il relativo contagio) del Sars-Cov2.
Nel loro studio, che è ora in fase di revisione paritaria, il team ha esaminato 10 occhi post mortem e cinque campioni chirurgici di congiuntiva da pazienti che non avevano contratto il Covid-19. Scopo dello studio: vedere se le cellule superficiali degli occhi abbiano prodotto il recettore chiave (ACE2) per il coronavirus. Affinché il SARS-CoV-2 entri in una cellula, questa, infatti, “deve avere l’ACE2 sulla sua superficie in modo che il coronavirus possa agganciarsi ad essa e ottenere di penetrarla”, ha sottolineato Duh.