Valter Longo: «La dieta mediterranea è stata snaturata, fatta così fa male»

Legumi, cereali per lo più integrali, frutta secca. E poi vegetali in quantità, preferibilmente di stagione, pesce, olio extra vergine di oliva. La carne rossa? Nell’elenco dei cibi da consumare con estrema moderazione, insieme ai latticini.

Sono trascorsi dieci anni, esattamente oggi, da quando la dieta mediterranea è stata iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale Unesco. Le motivazioni, come si legge in un documento del Comitato intergovernativo della Convenzione, stanno in quelle conoscenze, pratiche tradizionali e abilità che sono passate di generazione in generazione e che, nel tempo, hanno fornito alle comunità affacciate sul bacino del Mare Nostrum un senso di appartenenza e continuità. Come dire: quella mediterranea è molto più di una lista di alimenti. È, casomai, uno stile di vita entro cui l’atto del mangiare insieme è la base di una identità culturale fatta di creatività, dialogo, ospitalità. Ma anche di rispetto per il territorio e la biodiversità. E a guadagnarci è la salute.

«Non è più così — rilancia oggi l’allarme Valter Longo, biochimico, direttore del programma Longevità & Cancro all’Ifom di Milano…

 

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