Roma, 18 novembre 2020 (Agonb) – I ricercatori dell’Institut national de la recherche scientifique (INRS) hanno dimostrato che le nanoparticelle potrebbero essere utilizzate per far arrivare farmaci al cervello per trattare malattie neurodegenerative. La barriera emato-encefalica è il principale ostacolo nel trattamento di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Secondo un recente studio condotto da Jean-Michel Rabanel, nanoparticelle con proprietà specifiche potrebbero attraversare questa barriera ed essere catturate dalle cellule neuronali. I ricercatori sono fiduciosi che questi risultati aprano importanti prospettive per il rilascio di farmaci direttamente nel cervello.
“La barriera emato-encefalica filtra le sostanze nocive per impedire loro di raggiungere liberamente il cervello. Ma questa stessa barriera blocca anche il passaggio dei farmaci”, spiega il farmacologo Charles Ramassamy. In genere, sono necessarie dosi elevate per far giungere una piccola quantità di farmaco nel cervello e ciò che rimane nel flusso sanguigno ha effetti collaterali significativi. Spesso, questo disagio porta il paziente a interrompere il trattamento. “L’uso di nanoparticelle, che incapsulano i farmaci, comporterebbe meno effetti collaterali aumentando l’efficienza del cervello”.
I ricercatori hanno realizzato le particelle con acido polilattico (PLA), un materiale biocompatibile che viene facilmente eliminato dall’organismo. Uno strato di polietilenglicole (PEG) ricopre queste nanoparticelle e le rende invisibili al sistema immunitario, in modo che possano circolare più a lungo nel flusso sanguigno. (Agonb) Cdm 11:30.