Roma, 5 dicembre 2020 (AgOnb) – Pubblicato su “Language”, uno studio degli esperti della St Louis University e dell’Università di Chicago, che ipotizza come l’interazione tattile potrebbe avere una determinata grammatica evidente e diffusa, che dimostra come si trovino altri modi di creare categorie, nel caso quella tradizionale non fosse disponibile. «Sono migliaia le persone in tutto il mondo che non sono riescono a vedere o sentire – afferma Terra Edwards della St Louis University – si sa poco sui diversi modi in cui esse usino e acquisiscano il linguaggio e sugli effetti che ciò porti alla struttura del linguaggio stesso». Analizzando un gruppo di sordociechi, gli è stato chiesto di descrivere degli oggetti, i risultati indicano che coloro che comunicano tramite canali tattili reciproci utilizzano regolarmente strutture grammaticali tattili. «Il nostro lavoro evidenzia una potenziale via di indagine per analizzare i modelli articolatori e percettivi – continua Diane Brentari dell’Università di Chicago – e ampliare la comprensione scientifica di ciò che è possibile nell’ambito del linguaggio umano. Abbiamo analizzato le unità di base che portano alla produzione di espressioni pro-tattili e i modelli di come queste unità vengano combinate». Questi risultati potrebbero mettere in discussione la definizione stessa di fonologia. Attraverso registrazioni video e trascrizioni, i ricercatori hanno scoperto che le prime fasi della convenzionalizzazione della fonologia pro-tactile implicano l’assegnazione di ruoli grammaticali specifici a mani e braccia. «Le forme articolatorie chiare e coerenti utilizzate da ciascuna delle quattro mani – conclude Edwards – consentono il rapido scambio di informazioni. L’analisi di questi modelli offre nuove intuizioni su come la convenzionalizzazione di un sistema fonologico possa svolgersi nella modalità tattile. Siamo molto entusiasti di questo lavoro». (AgOnb) Mmo 12:00