Roma, 23 febbraio 2021 (AgOnb) – Un articolo pubblicato su Neuropathology and Applied Neurobiology, a riguardo di uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori – tra cui scienziati dell’Unità operativa di Epilettologia clinica e sperimentale della Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, sostiene che le crisi epilettiche non danneggino irreversibilmente il cervello. Esperimenti condotti evidenziano che crisi ripetute per più di 20 minuti, producono alterazioni strutturali e durature del cervello. I ricercatori hanno analizzato l’effetto delle crisi focali sul cervello, sviluppando un modello di stato epilettico focale non convulsivo prolungato (superiore a 4 ore) e monitorato l’attività cerebrale tramite l’elettroencefalogramma con videoregistrazione. Lo stato epilettico è indotto tramite acido cainico, e le crisi si è visto si generano nella regione dove agisce l’agente tossico e si propagano in altre regioni cerebrali lontane. Queste crisi sono in grado di peggiorare il danno nella regione iniettata con il cainico e generano danni irreversibili nella regione in cui agisce l’agente eccitotossico, ma dimostrano anche che un’attività epilettica sostenuta registrata in regioni lontane dall’azione dell’agente patogeno non altera la struttura del cervello. «Quanto scoperto dimostra che i danni al cervello rimangono circoscritti all’area nella quale agisce un fattore patogeno che dà origine alle crisi epilettiche – afferma Marco de Curtis, direttore dell’Unità operativa di Epilettologia clinica e sperimentale del Besta –. Al di fuori di questa regione l’attività epilettica non genera un danno permanente valutato secondo parametri neuropatologici standard. Nel modello che abbiamo sviluppato – aggiunge – abbiamo osservato che le crisi non determinano un danno strutturale. Ciò non significa che non debbano essere trattate, tutt’altro: contenere ed eliminare le crisi è fondamentale per curare le persone che soffrono di epilessia. I nostri dati, però, permettono di tranquillizzare i pazienti e i neurologi rispetto al rischio che le crisi epilettiche in una forma di epilessia stabilizzata, non evolutiva, possano danneggiare il cervello». (AgOnb) Mmo 9:00