Roma, 6 luglio 2021 (Agonb) – Gli studi clinici diretti a cure contro l’infezione da HIV sono progettati per testare nuovi interventi terapeutici per sradicarla, richiedendo però che i partecipanti siano sottoposti a interruzione del trattamento analitico: solo così i ricercatori possono valutare le loro strategie in assenza dell’effetto confondente della terapia antiretrovirale durante la quale l’HIV rimane non rilevabile, ma nella stragrande maggioranza dei casi la carica virale aumenta entro pochi giorni o settimane dopo l’interruzione e deve essere attentamente monitorata.
Attualmente, non sono disponibili metodi semplici e non invasivi per monitorare il rimbalzo virale dopo l’interruzione, pertanto sono necessari con urgenza biomarcatori per prevedere per quanto tempo un paziente può essere fuori dalla terapia. Gli scienziati del Wistar Institute di Philadelphia hanno identificato le firme metaboliche e glicomiche nel sangue di una rara popolazione di individui con infezione da HIV che possono sostenere naturalmente la soppressione virale dopo la cessazione della terapia antiretrovirale, noti come controllori post-trattamento. Questi risultati sono stati pubblicati su Nature Communications e potrebbero fornire nuovi biomarcatori non invasivi per prevedere sia la probabilità sia la durata della remissione dell’HIV dopo l’interruzione del trattamento.
“Questi biomarcatori ci forniscono anche approfondimenti su come i controllori post-trattamento limitano l’infezione e su come possiamo progettare nuove strategie curative dell’HIV”, ha affermato Mohamed Abdel-Mohsen, assistente professore presso The Wistar Institute Vaccine & Immunotherapy Center, che ha guidato lo studio. (Agonb) Cdm 11:00.