Un costante e diffuso monitoraggio dei cambiamenti nel genoma del virus SARS-CoV-2 può aiutare a controllare la pandemia attuale e a prevenirne di future, ma dati insufficienti e disparità geografiche mettono a repentaglio il processo
All’inizio della pandemia di COVID-19, prima ancora quindi dell’attenzione per la malattia da gran parte del mondo, in Cina e in Australia alcuni ricercatori hanno mappato il genoma del coronavirus isolato da uno dei primi pazienti del focolaio di Wuhan. Il primo modello genetico del virus SARS-CoV-2 è stato diffuso pubblicamente poco dopo, il 10 gennaio 2020. La divulgazione di quel genoma, e di altri che presto sono seguiti, ha guidato la vigorosa risposta scientifica internazionale alla pandemia, compreso il rapido sviluppo di test diagnostici, strategie di sorveglianza, vaccini e altri nuovi strumenti di gestione dell’emergenza sanitaria.
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