Roma, 1 settembre 2021 (AgOnb) – L’inquinamento atmosferico da particolato fine è associato a un rischio più elevato di sviluppare i sintomi della demenza. Lo evidenzia uno studio, pubblicato su Environmental Health Perspectives, condotto dagli scienziati dell’Università di Washington. Il team, guidato da Rachel Shaffer, ha esaminato le informazioni ricavate da un lavoro iniziato a fine anni ’70, volto a misurare l’inquinamento atmosferico, e un altro iniziato nel 94, l’Adult Changes in Thought (ACT), che indagava sui fattori di rischio associati alla demenza. Stando ai risultati, un piccolo aumento dei livelli di inquinamento da particelle fini (PM2,5) era associato a un pericolo maggiore di manifestare demenza. “Abbiamo scoperto che un incremento di un microgrammo per metro cubo di esposizione” – riporta l’autrice – “corrispondeva a un pericolo del 16% più elevato di sviluppare demenze. Abbiamo riscontrato un’associazione simile per la demenza di tipo Alzheimer”. I ricercatori hanno esaminato più di 4000 residenti nell’area di Seattle. Sono state identificate più di 1000 persone a cui era stata diagnosticata demenza nel 94. Confrontando l’esposizione media all’inquinamento, è stata identificata un’associazione significativa. “Sappiamo che la demenza si sviluppa in periodi di tempo molto dilatati” – commenta Shaffer – “esaminando le esposizioni nel lunghissimo tempo, siamo stati in grado di ricostruire le stime sull’inquinamento atmosferico di 40 anni”. “Sono diversi fattori che contribuiscono alla comparsa dei sintomi associati alla demenza” – osserva Lianne Sheppard, collega e coautrice di Shaffer – “come l’alimentazione, l’esercizio fisico o la genetica. Abbiamo dimostrato che anche l’inquinamento può giocare un ruolo in questo senso, e si possono adottare delle misure per contrastarne gli effetti”. (AgOnb) Mmo 11:00