Roma, 2 novembre 2021 (Agonb) – Possono entrare nella catena alimentare tramite le piante e provocare effetti significativi sulla salute: sono gli additivi chimici presenti nei ritardanti di fiamma, applicati su un’ampia gamma di materiali (tessuti, schiume, dispositivi elettrici ed elettronici, legno, prodotti da costruzione e isolanti) per aumentare la resistenza al fuoco: uno studio dell’Università di Padova e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, pubblicato su Chemosphere, ha indagato sperimentalmente il potenziale accumulo nella catena alimentare dei ritardanti di fiamma, ritenuti già da tempo tossici per l’uomo e pericolosi per l’ambiente. Un elevato numero di test sperimentali ha portato i ricercatori veneti a confermare la loro potenzialità ad accumularsi nelle piante di Mais.
“Il concetto di bioaccumulo, il cui ruolo primario viene messo in evidenza nel nostro studio, – spiega Rossano Piazza del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia, co-autore dello studio – mette in evidenza la necessità di una piena implementazione dei principi dell’economia circolare, al fine di ripensare al fine vita di tutti gli additivi chimici utilizzati in prodotti di così largo consumo. Molti nuovi composti, infatti, a causa della loro elevata stabilità chimica, finiscono nell’ambiente attraverso diverse vie (dilavamento, deposizione atmosferica, rilascio da rifiuti ecc) e si ripartiscono nei vari comparti ambientali fino ad arrivare negli organismi viventi attraverso complessi meccanismi di bioaccumulo e biomagnificazione”. (Agonb) Cdm 10:00.