Roma, 22 marzo 2024 (Agenbio) – Uno studio internazionale pubblicato su Frontiers in Science, coordinato dall’Istituto per la ricerca e la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Irpi), ha sviluppato un modello virtuale del ciclo dell’acqua sulla Terra che servirà a ottimizzare la gestione delle risorse idriche e la mitigazione dei disastri naturali legati all’acqua.
«Con l’avanzare della crisi climatica e l’aumento dell’impatto umano sul ciclo dell’acqua, diventa di fondamentale importanza poter disporre di strumenti di simulazione avanzati: la piattaforma sviluppata è un “gemello digitale” del nostro pianeta, una replica virtuale in grado di fornire un ambiente di prova utilizzabile da chiunque per una gestione efficace delle risorse idriche», spiega Luca Brocca, ricercatore del Cnr-Irpi e primo autore dello studio.
«Fenomeni come inondazioni e siccità rimangono, infatti, difficili da prevedere: il nostro obiettivo è creare un sistema che permetta ai non esperti, compresi i decisori politici e i cittadini, di eseguire simulazioni interattive».
La piattaforma è per ora relativa a un caso di studio specifico: il ciclo dell’acqua terrestre nel bacino del Mediterraneo. Per realizzarla, sono state utilizzate enormi quantità di dati satellitari, combinando informazioni di osservazione della Terra che spaziano dall’umidità del suolo, alle precipitazioni, dall’evaporazione alla portata dei fiumi alla profondità della neve.
«Simulare la Terra ad alta risoluzione è un processo altamente complesso: per questo abbiamo iniziato da un’area circoscritta, anche se estesa, tenendo conto di una varietà di parametri. Questi dati sono stati utilizzati per implementare una piattaforma basata su cloud, che può essere liberamente utilizzata per simulazioni e visualizzazioni, permettendo di mappare rischi e gestire al meglio le risorse», aggiunge il ricercatore.
Il modello è stato realizzato nell’ambito del progetto “Digital Twin Earth Hydrology”, finanziato dall’Agenzia spaziale europea, che ha coinvolto 11 partner scientifici da tutta Europa tra cui, per l’Italia, anche le Università di Bologna, Perugia e Genova. (Agenbio) Etr 09:00.