Roma, 14 maggio 2024 (Agenbio) – Le dimensioni dei cani sembrano essere un fattore di rischio per il cancro se si considera la variazione delle dimensioni all’interno di una singola specie: lo rivela un nuovo studio dell’University of California Riverside pubblicato sulla Royal Society Open Science. È comune che le cellule acquisiscano errori o mutazioni mentre si dividono e formano copie di se stesse. Gli animali più grandi e quelli che vivono più a lungo hanno più cellule e una durata di vita più lunga durante la quale tali cellule si dividono. Secondo il modello multistadio utilizzato dai ricercatori, ciò significa che hanno maggiori opportunità di acquisire mutazioni che alla fine possono diventare cancro. “Non c’è aumento del rischio di cancro man mano che gli animali aumentano di dimensioni da specie a specie”, ha affermato l’autore dello studio, Leonard Nunney. Tuttavia, questo non è vero per gli animali della stessa specie. Analizzando i tassi di mortalità con tre diversi set di dati, Nunney ha scoperto che i cani più piccoli, tra cui Pomerania, Pinscher nano, Shih Tzu e Chihuahua, hanno circa il 10% di probabilità di morire di cancro. In confronto, molti cani relativamente grandi, come i cani da montagna birmani, hanno più del 40% di probabilità di morire di cancro. Lo studio supporta l’idea che le dimensioni siano un importante fattore di rischio per il cancro. Tuttavia, le razze più grandi, come gli alani, hanno meno tumori rispetto alle razze di taglia media, probabilmente a causa di un fenomeno ben noto, ma ancora inspiegato: la speranza di vita dei cani si accorcia con l’aumentare della taglia. Secondo lo studio, infatti, le razze canine si adattano chiaramente al modello multistadio di acquisizione del cancro che afferma che dimensioni maggiori e una vita più lunga offrono maggiori opportunità per le cellule di mutare. (Agenbio) Cdm 11:00